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Pieve di Sant'Agnese Castellina in Chianti

CHIESE E MONASTERI

Pieve di Sant'Agnese

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Pieve di Sant'Agnese


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Della chiesa si hanno memorie fin dal 1046 quando appare citata in una carta della Badia a Passignano. La chiesa apparteneva alla diocesi di Siena e il 10 aprile 1056 il vescovo senese Giovanni concesse la pieve di Sant'Agnese a Tarciano, a tali Omincio, Martino e Alberto che vi fondarono una comunità di canonici che risulta ancora attiva il 3 aprile 1225. Nel XIII secolo erano signori del piviere sia dei laici che dei religiosi tra i quali è rimasta testimonianza di un tale Venerello di Pietro e dell'Abate di Sant'Eugenio che ebbe la concessione del piviere in data 4 giugno 1081. I rettori della pieve ricoprirono ruoli importanti all'interno della chiesa senese come ad esempio il pievano Bellino che nel 1108 fece da notaio in occasione di una vendita di beni tra un sacerdote di Poggibonsi e l'abate di Marturi. L'importanza della chiesa è testimoniata anche dalla nuova consacrazione della pieve che si tenne il 1 gennaio 1140 alla presenza del Vescovo di Pistoia sant'Atto e del Vescovo di Siena Raniero; in quell'occasione il vescovo senese confermò alla pieve tutti i suoi diritti sui tributi del piviere escludendo la chiesa di San Quirico ma concedendo delle terre poste nel popolo di santa Maria a Talciona.
Nel 1155 venne fondata dai conti Guidi la città di Podium Bonitii posta in territorio fiorentino e Sant'Agnese venne compresa nel suo distretto; questa inclusione portò ad un conflitto tra la diocesi senese e quella fiorentina, conflitto concluso col la bolla di papa Clemente III, in cui si conferma il possesso della pieve all'episcopato senese. Il possesso di Sant'Agnese non interessava solo i religiosi ma anche la Repubblica di Siena. In occasione del Lodo di Poggibonsi, accordo sui confini tra Firenze e Siena, il 4 giugno 1203 la pieve di Sant'Agnese veniva posta nuovamente in territorio fiorentino. I senesi fecero ricorso al papa e Gregorio IX con breve dell'aprile 1230 la assegnava a Siena; nel territorio assegnato ai senesi erano comprese anche le chiese poste all'interno del castello di Poggibonsi, sulle quali il comune poggibonsese rivendicava diritti.
Come si vede la chiesa era oggetto di contese tra le due potenti città, contese che sfociarono anche in atti di guerra come quello per la conquista del vicino Castello di Monternano, ma nonostante ciò la chiesa vantava rendite economiche enormi.
Nel 1378 venne irrobustita la torre campanaria, in quel tempo il pievano era Andrea Neri da San Donato in Poggio; questa notizia merita di essere citata perché ancora oggi alla base delle torre è murata una lapide in pietra che ricordando l'avvenimento.
Dal XVI secolo in poi la popolazione crebbe costantemente infatti nel 1551 furono censiti 124 abitanti , che divennero 308 nel 1745 e 287 nel 1833 ma nonostante ciò non si fecero mai lavori di ampliamento alla pieve tranne che nel Seicento quando dopo un terremoto crollò il campanile e dopo la seconda guerra mondiale quando si dovette praticamente ricostruire quasi tutta la chiesa. Attualmente presso la chiesa ha sede una casa di riposo.
L'attuale edificio, a tre navate divise da pilastri quadrati e concluse da altrettante absidi, è situato all'interno di un complesso fortificato comprendente la chiesa, la cappella della compagnia sul fianco nord , il campanile, la canonica, il chiostro a sud e lo spazio antistante la chiesa. Tale complesso appare , pressoché identico nella Pianta dei Capitani di Parte Guelfa risalente al XVI secolo. Quasi tutto il complesso è stato ricostruito dopo che nel 1944 era stato distrutto.
La facciata è stata ricostruita rispettando il profilo originario così come le fiancate della chiesa anche se la parte esposta a sud ancora presenta il paramento in alberese originale. Con le pietre recuperate sono state ricostruite anche due monofore a doppia strombatura e il portale laterale che nell'architrave presenta delle decorazioni tipiche della Val d'Elsa e presenti anche nella chiesa suffraganea di Cedda e cioè delle rosette a quattro o più punte e una croce greca.
Anche la tribuna è stata ricostruita rispettando le forme di un tempo ed è caratterizzata dalla presenza di tre absidi semicircolari, una per ogni navata; l'abside centrale, la maggiore, ha nel suo corpo tre monofore centinate mentre sulle minori vi è una piccola finestra architravata.
L'interno è stato intonacato ed è coperto a capriate secondo la forma conferitole dopo l'ultima guerra. Lo spazio interno è identico alla chiesa del 1140: le tre navate sono divise da cinque arcate poggianti su pilastri e terminano nelle absidi. Caratteristica è la notevole obliquità della facciata rispetto alle navate tanto che la navata destra ha una piccola arcata in più. Nessun capitello presenta delle decorazioni eccezione di un capitello su una colonna sulla destra che presenta un toro sormontato da un abaco quadrato. Nell'interno una Madonna col Bambino e santi di Bicci di Lorenzo.
Posto sul fianco meridionale il campanile in origine doveva essere una torre di difesa. Per circa metà della sua notevole altezza è ancora presente il paramento murario originale costituito da bozze di alberese, a metà del tronco si apre una finestra architravata.
A sud del chiostro è un'altra possente torre, che forse aveva funzione di cassero e dove risiedevano i pievani . Presenta un portale ad arco estradossato in stile pisano.

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